arrivo al castello

Viaggiava ormai da moltissimi giorni in sella al fidato Zefiro quando, in lontananza, illuminato dai primi bagliori del nuovo giorno, apparve dinnanzi ai suoi occhi, imponente e maestoso il castello del Priorato di Sion.
Man mano che la distanza tra lui ed il maniero diminuiva notò che non era il classico fortilizio militare con mura merlate, garrite, barbacani, fossato, doppia cinta muraria e feritoie per il lancio di pietre ed olio bollente sugli assalitori, ma era piuttosto un immenso palazzo fortificato le cui innumerevoli finestre palesavano un numero ininmaginabile di stanze e saloni.
Gli ricordò più un palazzo vescovile, proprio come gli fù descritto anni prima da alcuni mercanti di stoffe.
L' unico accesso era un grande cancello di ferro saldamente chiuso dall' interno, un grosso anello come battocchio l' unico mezzo per comunicare con l' interno ed annunciare la propria presenza al cospetto del ferreo e gigantesco sigillo. Afferrò l' anello picchiò per tre volte sul portone ed attese................
Non gli era mai successo di dover restare davanti ad un portone chiuso nell' attesa che qualcuno aprisse. era un soldato, un soldato di ventura. Aveva guidato eserciti in battaglia per tutta europa, per lui i portoni o erano aperti per accoglierlo o chiusi nel vano tentativo di tenerlo fuori.
L' unica volta che una città era riuscita a resistergli questo gli era costato una mano, un occhio ed una profonda cicatrice sul viso, fortunatamente per lui la mano era la sinistra per cui legava lo scudo a quel che restava del braccio e con la destra afferrava lo spadone con cui menava fendenti devastanti. Nemmeno la mancanza di un occhio ne pregiudicava la capacità di combattere quando abbassava la celata diventava un demone assetato di sangue.
Non fù cresciuto per fare il soldato, il padre, un nobile dell' entroterra ligure, lo voleva prete e a dodici anni lo rinchiuse seminario. Questo gli diede un ottima istruzione ma non fece nascere in lui la vocazione, al contrario ne amplificò l' avversione per i voti.
A diciannove anni decise di fuggire, raggiunse Pavia e si arruolò nell' esercito di Francesco I di Francia dove fu iniziato all' arte della guerra, prese parte alla battaglia di Pavia al termine della quale passò al servizio delle truppe di Carlo V Re di Spagna e poi ancora in in Francia, Inghilterra, coi Lanzichenecchi a prendere parte al sacco di Roma. Ma alla fine di ogni battaglia tornava alla sua passione per le arti e le scienze, la sua tenda era sempre zeppa di libri.
Per questo ora era era lì, ad attendere che qualcuno lo ricevesse, quello, gli avevano detto, era il luogo dove si costudiva e si tramandava tutto il sapere del mondo.
D' un tratto il portone si aprì e gli si parò d' innanzi un cavaliere:
" Presentatevi messere, chi siete e per quale motivo chiedete udienza ai miei signori?"
" Sono il capitano Silvio da Chiaramonte cavaliere e voglio fare grande il Priorato di Sion!"

Chi bussa cosi forte alla porta...Urlò il Gran Cancelliere, non sanno forse coloro che bussano che la pazienza è la prima regola in questo posto?...
E con passi lenti e misurati giunse alla cancellata...
Si fece aprire dalla guardia che lo guardava spazientito e si trovò innanzi un cavaliere...
Orsù cavaliere, benvenuto tra noi!
Mi presento, non sono infatti qualcuno...ma il gran cancelliere, umile servo del Priorato di Sion, luogo di abilità, saperi, arti, nella ricerca della Giustizia.
Perchè e come siete giunto sin qui?
" Sono il capitano Silvio da Chiaramonte cavaliere e voglio fare grande il Priorato di Sion!"
Un capitano?... Il Gran Cancelliere fece un inchino...
Se poi ha una ricetta per far grande il Priorato...bene...saremo tutti molto attenti nell'ascoltarla.
Noi abbiamo la nostra...fatta di tanto lavoro in somma umiltà.
Guardie, prendete il destriero di codesto cavaliere, mentre io stesso lo accompagno nella sala perchè possa rifocillarsi

Il Gran Marescalco aveva seguito la scena dell'arrivo dell'ospite straniero da lontano, mentre faceva un giro di perlustrazione delle mura del castello, avvicinandosi all'entrata e lasciato il proprio cavallo ad una guardia chiese informazioni sul percorso che avevano preso il Gran Cancelliere con il suo ospite...

Arrivato alla sala da pranzo sentendo le voci dall'interno decise di entrare anche lui..una volta salutato con il triplice abbraccio fraterno sua eccellenza il Gran Siniscalco suo confratello e successivamente lo scudiere Lia Amar sua consorella si rivolse all'ospite..

"Salute a Voi messere" disse guardando il giovane con uno sguardo interrogativo "sono sicuro che il Venerabile Gran Cancelliere vi avrà già offerto la sacra ospitalità del Priorato, io sono Teodoro Sfranze Paleologo Duodo, umile membro di quest'ordine e se la mia presenza non sarà di disturbo assaggerò con voi queste prelibatezze preparate dai nostri cuochi"

L' enorme salone era completamente decorato con arazzi raffiguranti stemmi araldici, l' abbondante e delizioso pasto gli aveva fatto dimenticare per un attimo la stanchezza del lungo viaggio ed in alcuni momenti anche anche le buone maniere, stava divorando le pietanze che gli erano state servite con l' avidità di una fiera quando quell' apparizione lo paralizzò.
Lia, così aveva detto di chiamarsì, non aveva mai visto un angelo ma in quel momento era convinto che se mai ne avesse visto uno avrebbe avuto le sue sembianze.
Si alzò e fece un ampia riverenza:
"Mia signora non avrei mai potuto chiedere niente di meglio, mi è stata riservata un accoglienza degna di un sovrano, ma permettetemi di presentarmi, capitano Silvio da Chiaramonte per servirvi."

"Accomodatevi Messer Teodoro sarà per me un sommo onore dividere con voi queste prelibatezze ma lasciate prima che mi presenti, capitano Silvio da Chiaramonte per servirvi"
disse al nuovo ed innaspettato ospite offrendogli l' unica mano che la sorte gli aveva lasciato

Il Gran Cancelliere aveva assistito alla scena, sembrava volesse tirarsene fuori...
Osservava, scrutava gli sguardi...ed in silenzio misurava e valutava.
Guardava le alte volte e pensava a quanto quel luogo trasportasse l'anima in alto.
Rimase stupito, anzi stizzito...dell'inchino rivolto dal cavaliere alla sua fidanzata... non per anelito di gelosia... ma insomma non era per lui, inchinarsi in tale luogo innanzi alla femminile bellezza, sebbene di angeliche fattezze.
Non era quanto conveniva ad un cavaliere... e soprattutto non era quanto conviene ad un cavaliere in quel luogo.
Non era inoltre quello il luogo nel quale fermarsi più del dovuto a desinare.. ma lo spazio in cui il pellegrino si rifocilla durante il lungo e perverso cammino, e si sa...il ristoro del pellegrino è fugace...c'è da rimettersi in cammino.
Schiarendosi la voce con del vino Pietro riprese:
Chi siete dunque... Vi qualificate come cavaliere, in virtù di cosa?
Come intendete servire il Priorato?
Cosa è per voi... far grande questo umil seppur glorioso consesso?

Rebecca stava appoggiata senza essere vista sul cornicione di una vetrata, chiuse per un attimo il libro della Regola e osservò la scena curiosa, guadava quel cavaliere mangiare come se non vedesse cibo da giorni, un sorriso affiorò sulle sue labbra , la sua ingordigia le ricordava qualcuno, la faceva sorridere - sembra abituato a prendere senza chiedere ... - pensò.
Poi ascoltò le parole che il Gran Cancelliere rivolse a quel cavaliere , il suo tono duro e perentorio faceva capire che era stizzito.
Il Gran Cancelliere si accorse della sua presenza e gli lanciò un'occhiataccia.
Rebecca sgranò gli occhi, presa in fallo, e con un piccolo balzo saltò giù dal cornicione, le era bastato quello sguardo come rimprovero, non serviva aggiungesse parola.
Fratel Pietro era molto severo nell'impartire la Regola , teneva molto alla forma e all'educazione, non ammetteva comportamenti poco consoni a quel luogo, mentre Gea si allontanava con il suo libro sottobraccio pensò - si si questo cavaliere lo ha fatto proprio innervosire-
Il Capitano Silvio da Chiaramonte non si era accorto della presenza della ragazza finchè non era scesa dal cornicione, la guardò allontanarsi.

I passi della giovane postulante furono sentiti da tutti i presenti... o almeno da quelli che avevano un buon udito... Teodoro non diede importanza, tutta la sua attenzione era rivolta all'ospite presente, era molto curioso di sentire la sua storia e le sue risposte alle domande poste dal Venerabile Gran Cancelliere..
Senza aggiungere una parola si mise comodo sulla sedia gustando un calice di vino...

Improvvisamente il clima nella grande sala si era fatto teso, aveva fatto o detto qualche cosa che potesse aver infastidito qualcuno? Beh, se così era stato non era di certo nelle sue intenzioni.
"Eccellenza mi par di sentire nella vostra voce un moto di astio nei miei confronti di cui non capisco il motivo, se la mia presenza all' interno di queste sacre mura non è gradita toglierò immantinente il disturbo, mi sembrate turbato dalla mia presenza chi sono, da dove vengo ed il perchè sono qui credo vi sia stato anticipato dal vostro emissario ancor prima di essere ammesso in queste stanze, sono venuto per mettermi al servizio del Priorato e contribuire alla sua grandezza, non mi par per giunta di essermi mai mai assegnato il titolo di cavaliere ma qualificandomi con il grado gaudagnato nelle file dell' esercito di Carlo V."

"Mi chiedete Eccellenza qual' è la mia ricetta per fare grande il priorato? Lavorare per il bene comune ascoltando e imparando anche da chi la pensa in maniera diametralmente opposta dalla nostra accogliere tutte le opinioni che ci vengono proposte, con estrema umiltà e serenità d' animo."
Poi si voltò verso il lungo corridoio dove la fanciulla che pochi istanti prima lo stava osservando si era allontanata in tutta fretta chiedendosi perchè la sua presenza in quel luogo destasse nei presenti così tanta curiosità.
Curiosità o sospetto? Perchè veniva tratto con superiorità e sospetto?

Nessuno dei due messere, e la vostra presenza non può esser che gradita.
Questo è uno dei posti più duri che esistano, con ostinato rigore ci ritroviamo qui per difendere i nostri Valori ed il nostro Ideale.
Ognuno deve imparare a servire nel suo posto. Forse per questo la fanciulla è scappata. Ben consapevole che quello non era il suo posto in quel momento.
Cosi come la superiorità è figlia della nostra regola. Umili servi a servizio del Priorato, ma allo stesso momento, superiori, non in virtù della nostra persona ma di quello che rappresentiamo. Se ci tenete all'Ordine, sappiate che l'Ordine ha una sua gerarchia ed esserne subordinati è un grande onore.
Ora. Vi chiedo di formalizzare la vostra domanda di iscrizione all'ordine.
Vi farò portare da un inserviente una scheda. Compilatela con dovizia e presentatemela in privato perchè io possa discutere compiutamente con le Alte Cariche del vostro ingresso.
Detto questo il Gran Cancelliere si alzò per tornare nei suoi uffici.

Voleva dei chiarimenti e li ebbe, si alzò da tavola e si diresse verso il grande camino della stanza, prese una grande seggiola in legno e si sedette di fianco al focolare.
Da una delle tasche della tunica estrasse la sua pipa di legno d' erica, riempì il fornello di tabacco aromatico e l' accese assicurandosi che il fumo venisse portato via dall' enorme canna fumaria del camino ed iniziò a leggere un antico testo di astronomia che portava sempre con se in attesa di notizie dal [b]Venerabile Gran Cancelliere...........

Rebecca stava tornando nella sua cella quando passò davanti a quella stanza convinta che ormai tutti fossero andati via.
Vide un uomo seduto davanti al camino con un libro in mano, riconobbe il cavaliere di prima, i confratelli erano andati via tutti.
Lei entrò silenziosa - Avete bisogno di qualcosa? - chiese gentile, lo vide trasalire forse lo aveva spaventato.

Scattò rapidamente in piedi come un soldato (dopo tutto quello era) alla vista di un superiore:
"Mia Signora vogliate scusarmi ero talmente assorto nelle mie letture che non vi ho sentito arrivare,vi ringrazio ma al momento tutto ciò di cui necessito lo ho qui con me ma vi prego accomodatevi un poco qui al caldo del camino e ditemi, con chi ho l' onore di parlare se mi è concesso, sapete temo che tutto cio che io faccia o dica possa essere giustamente frainteso dopo tutto sono uno sconosciuto per tutti voi......"

Rebecca appoggiò sul tavolo la caraffa che aveva in mano e raccolse da terra il libro che era caduto al cavaliere e glielo porse - Mi chiamo Rebecca Gea Malaspina e sono una semplice postulante del Priorato, vengo dalla Repubblica di Genova -gli disse, poi prese dalla credenza due tazze - Gradite una tazza di infuso caldo? Lo preparo con delle erbe e bacche raccolte nei boschi qui vicino, vi prego assaggiate, vi ristorerà aiutandovi a digerire la splendida cena di cui vi siete abbuffato - gli porse una tazza fumante e iniziò a sorseggiare la sua, sedendosi sulla panca di pietra vicino al camino - Non temete , il Gran Cancelliere sembra burbero, ma è un uomo di grande cuore e disponibilità, imparerete a conoscerlo.-
In silenzio osservava il fuoco nel camino - messer Silvio, qualcuno si è preoccupato di farvi accomodare in una stanza per la notte? Non potete certo dormire qui in sala da pranzo - detto questo chiamò un inserviente - Avvisate il Gran Cancelliere e chiedetegli se è il caso di far accomodare il nostro ospite in una delle celle per i visitatori - il servitore si allontanò con passo veloce - Mi congedo da voi messer Silvio, vi auguro di trovare quello che cercate, l'inserviente vi accompagnerà nella vostra stanza non temete , sappiamo essere molto ospitali - sorrise e uscì dalla stanza.

Il capitano si alzò nuovamente per salutare la sua ospite:
"Vi ringrazio mia signora per la cortesia e la compagnia che mi avete concesso, mi auguro di avere un altra occasione per disquisire con voi, magari un poco più a lungo. Passate una serena notte madamigella."
Detto cio si rimise a sedere e riprese le sue letture in attesa di notizie per il proseguio della notte

una guardia si affrettò a raggiungere il messere che era in attesa.
Messere, il mio signore, il Gran Cancelliere mi manda a dire che siete atteso nella sala Bussanti.
Qui qualcuno vi mostrerà gli avvisi e potrete in libertà predisporre la vostra domanda di accettazione all'interno dell'ordine.
Detto questo, salutò e si dileguò nelle grandi stanze del Priorato!