Alle porte del Priorato

Max si trovava al suo scrittoio sotto la grande finestra immerso nella lettura di un manoscritto ricevuto da fratello Limes, si alzò dalla sedia per riporre nel caminetto un altro ciocco di legna e distrattamente guardò il fuoco quando udì bussare alla porta; si affacciò un apprendista che gli riferì dell’arrivo di un’importante personalità quale la Contessa di Pitigliano e Val di Chiana Almavida d'Oria in Malaspina.
Il pensiero di Max andò subito brevemente a quando era un cittadino senese, ai trascorsi della fiera Repubblica quando gli eserciti si scontrarono più volte e tanto sangue si era riversato sulla terra. Si abbottonò la giubba e scese di corsa le scale fino al salone dell’ingresso. Scorse l’affascinante Nobile Dama insieme a sorella Morpheus1001 e si avvicinò anch’egli presentandosi con un inchino: “Sono Max_renaissance, cavaliere del Priorato di Sion; molti mesi sono trascorsi da quando vi parlai a Grosseto nel viaggio di scorta al Vescovo Piccolomini e ancor di più quando ebbi, da inesperto, i Vostri consigli per portare a buon fine un mandato dalla mia città di allora che era S. Fiora, certo non vi ricorderete di me”. Max fece anch'egli poi strada alle due Dame nella stanza attigua al salone di ingresso in attesa dei confratelli.

Al Principe Sovrano Maestro giunse notizia dell’arrivo della Contessa Almavida.
Aveva avuto modo di scambiare alcune missive con lei ed attendeva da giorni la sua visita.

Pigreco aveva conosciuto la Contessa in tempi remoti nei quali avevano avuto modo di trovarsi in disaccordo.
Con molte persone aveva avuto screzi, il Gran Maestro Pigreco, ma la cosa curiosa era che nonostante tutto non era mai venuto meno il rispetto.
Era facile comprendere il suo pensiero, non l’avrebbe nascosto a nessuno, che piacesse o meno.

“La sincerità è il primo tassello per il mosaico dal quale originerà un cavaliere” era solito dire ai piccoli che, nei giardini del Castello, giocavano alla battaglia affrontando l'immaginario fellone con pericolosissime spade, ricavate dai rami secchi che i contadini asportavano con cura dalle piante da frutto.
Spesso i litigi scoppiavano tra loro e la menzogna sgorgava dalle loro labbra a suffragio della loro innocenza, era sempre l’altro ad aver commesso il misfatto… Pigreco amava osservare il gioco dei piccoli, invidiando la loro abilità nel crearsi vite parallele e fantasiose, vite che a lui erano, ormai da tempo, precluse.

Giunto al cospetto della Contessa Alarica s’inchinò a lei, che non vedeva da tempo immemore, e gli venne automatico offrirle il Triplice Abbraccio, quel gesto che molte volte, in passato, si erano scambiati.
“Voi siete la benvenuta, Alarica, che il soggiorno vi sia piacevole. Prendete tutto il tempo che vi occorre per rifocillarvi ed ambientarvi, i Fratelli saranno lieti di incontrarvi.
Quando lo riterrete opportuno discuteremo insieme e mi auguro che i nostri colloqui si rivelino proficui”

Dopo aver reso omaggio all’ospite si rivolse ai Venerabili Fratelli che l’avevano accolta, intrattenendola durante l’attesa
“Carissimi, sono lieto di vedervi qui, la Contessa è persona squisita ed estremamente competente, avrete modo di verificarlo durante il banchetto”.