Arrivo di Vie al Priorato di Sion

Vie si strinse nella braccia per cercare di proteggersi dal freddo.

Era così buio che se non vi fosse stata la luna ad illuminare il suo cammino, avrebbe inciampato nei propri piedi ad ogni passo.

Oh Cielo, che splendore!!!!!!

Lo vide, rimase abbagliata per la sua magnificenza, le mura del castello risplendevano al chiarore lunare. L'intensità di quell'immagine sarebbe rimasta impressa nella sua mente, decise che l'avrebbe richiamata a se ogni volta che nella sua vita si fossero presentati momenti d'incertezza.

Si ritrovò davanti ad un portone più nero della notte e non sapendo che fare, timidamente bussò. Fece fatica lei stessa ad udire le proprie nocche battere sul legno, eppure dall'altra parte qualcuno l'udì e aprì un portoncino.

Guardandosi intorno fece qualche passo, continuò a volgere gli occhi in ogni direzione per imprimere nella mente ogni minimo dettaglio.

Fu assalita da un terribile senso di colpa, certo la guardia ancora non aveva emesso un suono, ma come avrebbe reagito lei, se l'avessero svegliata nel cuore della notte per una visita di cortesia?!

L'accompagnò in una sala dai soffitti altissimi, illuminata a giorno, la sobrietà dei decori e dell'arredamento le diedero la sensazione di essere piccola ed insignificante. Sostanza senza opulenza. Trasudava grandezza, la grandezza degli uomini e delle donne che avevano varcato quella soglia.

E' incredibile!

le uniche parole che riuscì a pronunciare, si voltò per ringraziare la guardia, ma alle sue spalle non vi era più nessuno. Intimorita, imbarazzata non poté, però, esimersi dal guardarsi intorno curiosando a spasso per la sala, con la netta convinzione che prima o poi, la sua innata curiosità, le avrebbe causato non pochi fastidi.

Si perse nei suoi pensieri.

Nonostante la tarda ora, Michele era ancora sveglio, intento a leggere un libro nel suo ufficio; la stanza era illuminata solo dalla luce flebile di una candela.

Ad un tratto un rumore improvviso scosse il commendatore, che mise subito la mano su un fermacarte che aveva sul tavolo e lo scagliò verso la fonte sonora. Avvicinandosi alla porta capì cosa aveva turbato la sua lettura: nascosto dietro una colonna c'era un apprendista, visibilmente terrorizzato.

"U-u-una c-c-c-comunicazione p-per v-v-voi" disse il giovane "l-la d-d-d-dama che a-a-aspettavate è-è-è arrivata"

"Dama? Quale dama? Ma certo, Vie! Dov'è adesso?"

Michele percorse i corridoi e le scalinate del castello con passo svelto e giunse nella sala di ricevimento dopo qualche minuto. Vie era in piedi, a contemplare un arazzo. Si schiarì la voce, facendo voltare la ragazza, e le disse: "Benvenuta, cara Vie, è un piacere vederti. Ti farò compagnia finché non arriverà il Gran Ospitaliere".

I due parlarono a lungo sull'ordine in attesa della sorella Morphy

Max seppe dell'arrivo dell'amica dai rumori provenienti dallo studio di Sermick, avendo egli udito quanto esclamato con difficoltà dall'apprendista che aveva miracolosamente evitato un qualcosa lanciato dal Commendatore.

Scese dopo qualche minuto e vide la giovine in piedi leggermente scossa da alcuni tremori per il freddo patito lungo il tragitto verso il castello. Le porse una coperta e mise legna nel caminetto. "Tra poco arriverà il Gran Cancelliere ad accoglierti" le disse rincuorandola; "Siediti qui accanto al fuoco".

Mentre osservava un'arazzo del quale non riconosceva lo stile artigianale, sentì un rumore alle sue spalle ed ebbe un sussulto.
Monsieur Sermick. Aveva accettato il suo invito al Priorato, ma non era certa che l'uomo così oberato dagli impegni avrebbe avuto tempo per riceverla.
Sorrise.
La ragazza iniziò a tempestare di domande l'amico, il quale attendeva qualche istante prima di rispondere, probabilmente vi erano questioni che non avrebbero dovuto riguardarla.
"Da dove proviene questo arazzo? e quel vaso? Ma in quanti abitate qui? chi è Il Gran Ospitaliere? e voi? quale carica ricoprite? Ma di preciso cosa fate qui al priorato?"

S'interruppe solo quando lo vide ... non avrebbe mai pensato d'incontrare Max, partito da Porto, erano giorni che non lo vedeva, ora era proprio lì, davanti a lei.
(Gli avrebbe volentieri dato una botta in testa! Conosceva il suo essere così apprensiva eppure nemmeno un piccione...aaaaaah!)
Un brivido le percorse la schiena... aveva decisamente sentito la sua mancanza...
Lui probabilmente lo scambiò per freddo, la coprì e la fece accomodare accanto al fuoco.

Mentre attendevano l'arrivo di Madame Morphy, Gran Ospitaliere, dama misteriosa, Vie iniziava a sentirsi a casa. Tutto merito dei due amici che le stavano accanto. Forse un giorno sarebbe riuscita a ripagarli in qualche modo, per ora si sentiva soltanto infinitamente grata.

Vie si svegliò di buon'ora...si stiracchiò, erano anni che non dormiva in un letto così comodo. A volte rimpiangeva il suo nome, il suo casato, quella vita di agi che si era per sempre lasciata alle spalle. Era Vie, solo Vie, cittadina di Portogruaro impegnata nel sociale, nulla più. Eppure questa vita, le aveva permesso di conoscere un mondo nuovo, inaspettato e pieno di sorprese, chissà quante ne aveva in serbo il futuro per lei.
L'incontro della notte precedente... era stato qualcosa d'indescrivibile, le due Dame così altere eppure amichevoli... beh certo, il suo arrivo era sicuramente inatteso, eppure aveva ricevuto l'accoglienza degna di una Gran Dama, Madame Morphy era stata sicuramente interrotta in qualche faccenda importante, ma aveva distolto l'attenzione. Al suo arrivo la Dama d'Arboera della quale ancora non ricordava il nome, l'aveva spedita a letto come fosse una bambina e aveva fatto bene, era così stanca che faticava a reggersi in piedi... Avrebbe dovuto ripagare in qualche modo questa ospitalità.

Udiva i rumori della vita, persone indaffarate al castello.
Si sentì subito in imbarazzo, tutti erano già al lavoro e lei stava ancora dormendo ...
Che vergogna!!!!
Scese dal letto velocemente capitolando sul pavimento...sperando che nessuno l'avesse vista in quell'imbarazzante esibizione d'agilità. Si vestì in fretta e corse fuori dalla stanza, ma non aveva il minimo orientamento...cercava di seguire le voci, ma più si convinceva di essere ad un passo da altri esseri umani, trovava, un muro, una porta chiusa, un altro corridoio...senza sapere come vi fosse giunta, si ritrovò in un chiostro, decise che fosse il momento di fermarsi... prima o poi qualcuno sarebbe passato da lì...forse...

Pigreco lavorava da ore nel suo studio.

Era sua abitudine levarsi ben prima del sorgere del sole e lavorare alla luce delle candele. Amava il silenzio dell’alba e la musica che ogni mattina i pennuti sembravano voler offrire a chi avesse volontà di un piccolo sacrificio per ascoltarla.

Venne l’ora in cui i Fratelli si riunivano per la colazione, era quello un momento di comunità che il Principe Sovrano Maestro apprezzava molto, un’abitudine che aveva voluto fin dai tempi della sua militanza nell’Ordine Templare.
Attorno al grande tavolo vi era occasione di recitare una preghiera rivolta all’Altissimo, quel giorno l’avrebbe dedicata a chi soffriva, ma anche di iniziare la giornata condividendone l’origine con tutti i Fratelli del Priorato.

Fu quando arrivò nel chiostro che si stupì.

Una figura femminile, snella ed abbigliata con cura, si aggirava, apparentemente disorientata, come aspettando qualcuno.
Pigreco le si avvicinò accennando un inchino “Buongiorno mia Dama, risulterò eccessivamente scortese domandandole come siete giunta fin qui?” pronunciò quelle parole sorridendo “ma lasciate che mi presenti a Voi, il mio nome è Pigreco Hohenstaufen di Svevia”.

Parlando fece cenno alla Dama, invitandola a seguirlo “a quest’ora dovrete essere affamata, il Vostro aspetto rivela che la notte vi ha ristorata rendendo grazia alla Vostra beltà, ma lasciate che Vi conduca alla Sala in cui potrete fruire di una colazione altrettanto degna di Voi”.

Vie osservava il trifoglio ai piedi del pozzo, quando intravide un uomo avvicinarsi.
Alla richiesta di come fosse arrivata fin lì, indecisa, confusa risposte "Monsieur...se volete che io sia sincera...ebbene...
mi sono persa" abbassò lo sguardo temendo di essere redarguita...invece lui sorrise e si presentò.
Incantata da quell'uomo così gentile riuscì comunque a dire qualcosa Vie, mi chiamo Vie e sorrise a sua volta.
Quando l'invitò alla sala per le colazioni, avrebbe voluto mettersi a correre tanto era affamata, ma si trattenne su mia cara, sei una Signora, ti sei forse dimenticata ogni cosa? ...Bella...mi ha forse detto che sono bella...AAAAAAAAaah giusto! il vestito"

Passeggiando accanto al Cavaliere che la scortava, interruppe i suoi pensieri ed esclamò Monsieur, devo assolutamente ringraziare la Dama d'Arboera per aver fatto si che io avessi quest'abito! ehm...sapete, stamattina quando mi sono svegliata non c'erano più i miei vestiti ed al loro posto ho trovato questo...meraviglioso..e l'ho indossato. Dite che riuscirò ad incontrare la Dama oggi?

Faceva piuttosto freddo, ma Pigreco amava le caratteristiche climatiche di ogni stagione... caldo l'estate e freddo in inverno...

Conversava con Dama Vie accompagnandola al refettorio "Mia Dama, sicuramente oggi avrete modo di parlare ancora con il Gran Cancelliere, sarà lieta di chiarire ogni Vostro dubbio".
Pronunciò queste parole proprio mentre entravano nella sala in cui sarebbe stata servita la colazione.

Quando Pigreco e Vie raggiunsero la sala delle colazioni, la Dama d'Arborea venne loro in contro, salutò con tre abbracci il cavaliere e dissipò i dubbi della ragazza
uuuuh meno male, temevo di aver rubato gli abiti a qualcuno"
"Madame, voi tutti siete così gentili!" così dicendo si sedette al posto che la Dama, Gran Cancelliere del Priorato, le aveva indicato. Le accennò che avrebbero tra scorso qualche tempo nel suo ufficio per parlare, non vedeva l'ora che qualcuno si rendesse disponibile a raccontarle qualcosa di più su questi misteriosi Cavalieri...
Vie era esterrefatta, la disponibilità di queste persone era così grande da risultare indescrivibile.
Decise di porre la domanda che le viaggiava nella mente dalla sera prima...rivolgendosi ad entrambi
"Signori, non posso rimanere qui ancora molti giorni. Ho lasciato impegni importanti a Portogruaro e nonostante qui sia tutto divino, il dovere viene prima. Per i pochi giorni in cui rimarrò con Voi, c'è qualcosa che io possa fare per ripagarVi dell'ospitalità concessa?"

Michele incontrò Vie qualche giorno dopo, in una delle sale riservate agli ospiti; la ragazza era seduta su una poltrona accanto al camino, in cerca di calore dal fuoco. Nelle mani teneva un piccolo libro rilegato in pelle con un'immagine di cavalieri in copertina, che aveva tutta l'aria di essere una raccolta di storie avventurose.

Non appena la scorse, le si avvicinò per comunicarle una novità molto importante: "cara Vie, sono stato informato della tua necessità di raggiungere Portogruaro il prima possibile. Ebbene, in qualità di commendatore della città vorrei farti un piccolo regalo; seguimi al portone e tutto sarà più chiaro".

La giovane scattò in piedi e seguì il cavaliere tra i corridoi e le rampe di scale del castello fin quando non giunsero di fronte al grande portone ligneo, che fu subito aperto su richiesta di Michele da due soldati.
Poco lontano, un magnifico cavallo mangiava placidamente dell'erba. Era un esemplare mirabile, dal pelo di un marrone intenso e dalla folta criniera nera; un apprendista si dedicava alla sua cura, strigliandolo.
Michele ammirò il maestoso stallone e disse a Vie: "Non lo trovi semplicemente meraviglioso? Sicuramente un animale da re: è capace di percorrere la distanza dal castello a Portogruaro in poche ore, sicuramente una prestazione invidiabile! Il suo nome è Impeto ed il figlio di un dono fatto a mio padre da un ricco mercante arabo; fin dal giorno della sua nascita è stato il mio fedele compagno, ma oggi c'è qualcuno che ne ha più bisogno. Voglio che tu te ne prenda cura e lo usi per raggiungere Portogruaro, cosicchè tu possa sia svolgere le tue faccende in città sia raggiungerci ogni volta che vorrai, fino a quando non sarai ufficialmente una postulante e potrai raggiungerci più facilmente."
Il commendatore smise di parlare e attese una risposta

Da quando era arrivata a palazzo Vie aveva preso l'abitudine di passare le sue giornate nella biblioteca dedicata agli ospiti, c'erano abbastanza libri perchè lei potesse passare un'intera vita a leggere senza riuscire a sfogliare le pagine di ognuno. La sala era estremamente accogliente, un grande tavolo al centro sul quale poter studiare i manoscritti piu' antichi e un grande camino decorato con le insegne del Priorato. Scelse una poltrona di manifattura straniera, ricordava un oggetto simile nel palazzo dei suoi zii a Roma, scacciò quel pensiero. S'immerse nella lettura.
Fu interrotta dall'arrivo di Monsieur Sermick, erano giorni che non lo vedeva ed iniziava a sentirne la mancanza, conversare con lui era sempre un piacere. La informò che aveva preparato per lei una sorpresa, un regalo. Scattò in piedi e lo seguì. Durante il tragitto tentava d'immaginarsi cosa il Commendatore avesse in mente, forse una scorta per giungere sicura in città? due piccioni per poter comunicare velocemente? ...non riusciva a rispondersi, ma quando le guardie aprirono il portone ebbe un tuffo a cuore. Uno splendido animale veniva strigliato con cura da uno scudiero. Uno dei cavalli piu' belli che avesse mai visto. Rimase a bocca aperta quando il Commendatore le disse Non lo trovi semplicemente meraviglioso? Sicuramente un animale da re: è capace di percorrere la distanza dal castello a Portogruaro in poche ore, sicuramente una prestazione invidiabile! Il suo nome è Impeto ed il figlio di un dono fatto a mio padre da un ricco mercante arabo; fin dal giorno della sua nascita è stato il mio fedele compagno, ma oggi c'è qualcuno che ne ha più bisogno. Voglio che tu te ne prenda cura e lo usi per raggiungere Portogruaro, cosicchè tu possa sia svolgere le tue faccende in città sia raggiungerci ogni volta che vorrai, fino a quando non sarai ufficialmente una postulante e potrai raggiungerci più facilmente."
Non sapeva cosa rispondere, era indecisa se saltare al collo di Sermick e abbracciarlo, se correre verso l'animale per poterlo accarezzare. Rifiutare il dono? era il cavallo del commendatore avrebbe potuto privarlo di un simile destriero?! Decise che questa volta avrebbe agito d'istinto.
Saltò al collo di Monsieur Sermick, lo baciò sulla guancia e squittendo rispose "Monsieur è splendido! Bellissimo! non avrei mai potuto immaginare! Oh Monsieur è il più bel regalo che mi abbiano mai fatto!" tornò con i piedi a terra, si ricompose e continuò "Monsieur, ma perchè volete privarvi di un animale così bello? Perchè volete che io abbia il vostro cavallo? .... e poi Monsieur, dovrete insegnarmi a cavalcare, fino ad oggi sono andata a piedi o in carrozza, non sono mai salita su un cavallo!!

Il commendatore rise alla reazione della giovane Vie. Il viso gioioso della ragazza, la sua gioia così manifesta, le sue esclamazioni lo facevano sentire più vecchio di quanto non fosse.

Non potendo lasciare tutte quelle domande prive di risposta, disse: "Mia cara Vie, la spiegazione è semplice: io passo al Castello gran parte del mio tempo e non ho bisogno di raggiungere Portogruaro molto spesso. Al contrario, voi necessitate di un mezzo di trasporto rapido, in modo tale da poter colmare in breve tempo la distanza che ci separa dai vostri impegni.
Ho pensato di farvelo usare per qualche tempo, fino a quando non sarete a tutti gli effetti una sorella del Priorato di Sion e potrete utilizzare i mezzi di trasporto della commenda.

Stando alle vostre parole, però, non sapete cavalcare. Senza dubbio è una lacuna che dovrete colmare presto, anzi, subito. Montate a cavallo e fate come vi dico."

Michele corse nelle stalle a prendere un destriero più docile per la prima cavalcata della sua amica. Dopo averla aiutata a salire in sella ad una cavalla bianca, balzò su Impeto, il cui nitrito si diffuse nella zona.
I due passarono il pomeriggio a cavalcare, contemplando la bellezza della natura circostante.

"subito??? pensò la ragazza, ma non fece in tempo ad aprir bocca che Sermick era già corso via.
Rimase qualche istante a contemplare l'animale ed accennò un sorriso, questi la guardò con diffidenza poi le si avvicinò per farsi grattare la fronte "Ciao Impeto, io sono Vie, sai che sei proprio un bel cavallo?" la scrutò con i grandi occhi scuri ed a lei parve sorridere... bene..
Arrivò Sermick e l'aiutò a montare in sella di una dolcissima cavalla bianca. Tentò di sedersi di lato, ma l'operazione risultava difficoltosa, così, come aveva letto nei libri trovati in biblioteca, montò all'amazzone.
Ebbe un brivido di vertigine quando si accorse di non avere più la terra sotto i piedi, ma il calore dell'animale la confortò. Non sapeva bene cos'avrebbe dovuto fare , così rimase in attesa. Sermick balzò su Impeto che nitrì, si girò a guardare la posizione della ragazza e le intimò "Vie! Dritta con la schiena! Ginocchia ben salde! Tieni le redini con entrambe le mani, ti servirà per dare la direzione, quando vuoi partire dai un leggero colpo di tallone ai fianchi del cavallo, ricordati ragazza mia che più forte colpirai, più veloce sarà la sua andatura" Vie si ripeté le istruzioni del Maestro ed eseguì con gesti meccanici. Sfiorò i fianchi di Rosalinda, così le aveva detto si chiamasse, ma la cavalla rimase immobile. Provò nuovamente, questa volta imprimendo più pressione, ancora niente. Sermick la guardava serio, ma senza interferire, probabilmente voleva che prendesse confidenza con l'animale. La ragazza si piegò in avanti e sussurò " ti prego aiutami" poi toccò i fianchi di Rosalinda coi talloni. Finalmente, presa da compassione si decise. Partì al passo. Sermick lasciò che la ragazza si abituasse al movimento per qualche metro poi diede ordine a Impeto di aumentare l'andatura al piccolo trotto. Rosalinda seguì Impeto senza che Vie dicesse nulla.
Passeggiarono tutto il pomeriggio nella tenuta del castello. Il pomeriggio era tiepido e dopo il rigido inverno gli uccellini iniziavano a farsi sentire. Sulla via del ritorno la ragazza aveva iniziato a comprendere come muoversi in sella per non essere un peso morto ed alleggerire l'affaticamento della cavalla.
Smontarono davanti al grande portone. Vie era raggiante! Due scudieri accompagnarono gli animali nelle stalle dove sarebbero stati ristorati. Sermick tornò alle sue questioni dopo aver rassicurato la giovane che presto sarebbero usciti per un'altra escursione.
Aveva troppa gioia in corpo per rimanere sola, fermò un servitore intento a strappare erbacce dal cortile"ehm...salve! Perdonatemi se vi disturbo, potreste gentilmente andare a cercare Max e dirgli che Vie ha necessità di parlare con lui ?!" il ragazzo la guarò stupito poi annuì e si avviò velocemente all'interno del castello.
Vie rimase a passeggiare nel cortile ripensando al bellissimo pomeriggio, nell'attesa che Max arrivasse.

Max era assorto nella lettura di un codice alla luce della finestra dello studio quando, sollevando un po’ lo sguardo, si accorse della presenza nello spiazzo antistante il Castello di due destrieri; riconobbe il cavallo di Sermick e come l’amico fosse intento a tenere per le briglia un altro cavallo bianco dove si reggeva in sella l’amica Vie. Dapprima l’incedere era insicuro ma poi, dopo un certo tempo, vide i due cavalieri allontanarsi al trotto verso ovest con una buona lena. Fu dopo un paio di ore che sentì bussare alla porta del suo studio e aprì un apprendista che gli riferì dell’attesa di Vie; Max scese le scale e si diresse verso le stanze adiacenti all’ingresso del castello.

Vie che conosceva da alcune settimane era una ragazza dall’animo curioso con un’autonomia di giudizio encomiabile; Max la sorprese nella lettura di un manuale che faceva parte della raccolta personale del Principe Sovrano Maestro e che doveva ancora trovare una collocazione ordinata nella biblioteca da poco restaurata.
“Vie come state? Mi cercavate, forse? Vi vedo raggiante in questo soggiorno al Castello”

Vie rientrata nel castello in attesa di Max, era tornata in biblioteca e curiosando in giro aveva trovato un manoscritto del Principe Sovrano Maestro, sui principi del Priorato. Iniziò a leggere avidamente, la sua intenzione di essere ammessa nelle file dell'ordine, era seria e quando prendeva qualcosa seriamente non c'era nulla che potesse fermarla.
Sentì qualcuno avvicinarsi e dai passi riconobbe Max. Aspettò che lui finisse di parlare poi scattò in piedi ed iniziò a volteggiare su se stessa "Max ho un cavallo!!! Max ho un cavaaaaaaaaaalloo!!! Srmick mi presta il suo cavallo!!!! e oggi mi ha insegnato!!! Rosalinda è davvero gentile sai!! e Impeto!!! Quanto è bello Impeto!!! strinse le mani del giovane; i sentimenti che la legavano a lui erano profondi, ma sapeva che sarebbe stato impossibile essere per Max più di una sorella. Lui la guardava perplesso, vagamente contrariato, ma prima che potesse aprire bocca un paggio l'interruppe
"Perdonate se vi interrompo Messer Max è appena arrivato un messaggio per voi Signore, da Portogruaro Signore"
Max, lesse la prima riga ad alta voce "la Serenissima Repubblica di Venezia entra in guerra al fianco del Ducato di Milano contro la Repubblica di Genova".
Finita la lettura del biglietto lo ripiegò con cura e lo nascose nella giacca. Guardò Vie preoccupato "Vie..." lei lo interruppe prima che potesse continuare "Max devo tornare subito in città...non posso restare qui...ora c'è bisogno di me là... tu fai quello che devi fare...ma ricordati di tornare a casa vivo e sano...altrimenti assaggerai la dolcezza della mia ramazza" . Il giovane sorrise. Vie andò nelle sue stanze per prendere le poche cose che aveva portato con se. Andò nello studio di Sermick e gli lascio' un messaggio "Torno a Porto, prendo in prestito Impeto... ci rivedremo al vostro ritorno, vi voglio bene Monsieur. Vie

Corse alle scuderie, dove chiese che le fosse sellato Impeto, montò in sella. Il cavallo sul momento manifestò il suo disappunto, ma, quando sentì la risolutezza della ragazza, partì al galoppo senza che lei muovesse un solo muscolo. Le guardie aprirono il portone quando videro che un cavallo impazzito vi si sarebbe schiantato contro.
Salda in sella ad Impeto, lasciò che il cavallo trovasse da solo la strada. Molte questioni l'attendevano in città.
"Max, Sermick, Domaster ...Tenete alto il vostro Onore...e quando tornerete da questa assurda guerra faremo una festa grandiosa"