Un messo dall'Ordine Teutonico

Elric era arrivato al crepuscolo all'ingresso del Castello del Priorato di Sion.
Il cavallo baio stancamente scrollava la testa.
Il nerocrociato scese da esso e, dopo averne accarezzato il capo e strette le briglie nel guanto, si diresse verso le guardie all'ingresso.
La barba spruzzata di bianco e il passo malfermo, quest'ultimo causato dalle ferite ancora non totalmente chiuse procuratesi nel conflitto genovese, arrivò a qualche metro dai soldati.
"Nobili Cavalieri, il mio nome è Elric figlio di Elbrecht dei Wasa. Sono un cavaliere dell'Ordine Teutonico e vengo a chiedere udienza e accoglienza nel nome della comune fede aristotelica e della comune professione cavalleresca.
Ed in nome di quest'ultima, benchè sembrino le parole di un vecchio pazzo, vorrei discutere proprio delle cose che ci accomunano"
Detto ciò rimase in attesa.

Gli giunse notizia da un'apprendista dell'arrivo del Cavaliere.

Lo aveva incontrato in altre circostanze durante un suo pellegrinaggio che lo aveva portato a Portogruaro e più recentemente durante l'assedio di Genova in momenti ben più drammatici e apprezzava in lui il parlare retto e forbito.

Si affrettò lungo lo scalone e aprì la porta della sala dove Rebraist attendeva.

"Ben arrivato al Castello, Cavaliere, ci conosciamo già e vi rivedo con piacere in circostanze probabilmente più piacevoli rispetto alla nostra ultima conversazione in terra ligure; è mia premura avvertire subito il nostro venerabile Principe Sovrano Maestro del vostro arrivo; accomodatevi e gustate un bicchiere del nostro miglior Raboso di queste terre generose."

Al rivedere il viso conosciuto del cavaliere priorita, Elric rispose con un cordiale saluto: "Nei suoi piani superni, sembra che Aristotele abbia deciso di sparpagliare come dadi i suoi figli sul grande tavolo del creato per vedere quante combinazioni siano possibili da pochi dadi. Ma come i dadi, prima o poi, siamo obbligati a reincontrarci per quella forza che è la sua filiazione. E sono felice di ciò. Vi seguo con piacere, così, nell'attesa, potrò importunarvi con qualche domanda sulla vocazione priorita!"

“E’ vero che dei disegni divini non ci è dato sapere e che si deve avere la pazienza di scoprirli giorno dopo giorno ma la nostra visione pusilla non ci consente, sovente, neppure quando gli accadimenti divengono palesi, di percepirne le reali dimensioni. Siamo umili servi nelle mani dell’Altissimo”, rispose Max al cavaliere versando del vino in una coppa e porgendola all’ospite.

Concordo con voi Messere. Non siamo altro che umili strumenti del grande architetto che tutto ha costruito. E per come la vedo io, in quanto strumenti, concorriamo tutti, con le nostre peculiarità, all'unica opera che il primo fattore di giorno in giorno realizza

Pigreco raggiunse l'Ospite che il Venerabile Magister Iuris stava intrattenendo in Sala di Ricevimento.
Conosceva Rebraist da tempi lontani così come aveva avuto modo di assistere alla nascita dell'Ordine che il suo Ospite rappresentava...

"Benvenuto Cavaliere Elric" gli disse "debbo scusarmi con voi per la lunga attesa alla quale vi ho sottoposto ma inderogabili impegni mi hanno occupato in questi giorni" continuò invitando Rebraist ad accomodarsi su una poltrona.

"Avete necessità di conferire privatamente con me oppure desiderate rivolgervi alle Alte Cariche del Priorato di Sion?" gli domandò.

Elric si inchinò profondamente dinanzi al Principe Sovrano Maestro del Priorato di Sion.
"I miei rispetti Eccellenza, i miei rispetti per ciò che avete rappresentato per me ai tempi che furono. I miei rispetti perchè comprendo le ragioni che vi hanno portato a ricercare la purezza del Tempio al di fuori della casa paterna dimostrando coraggio e visione. Due doti che non mancavano a vostro Padre. Sia benedetta la sua anima.
Ed è sulla base di queste due caratteristiche, coraggio e visione che mi rivolgo a Voi.
Ci fu un tempo in cui vostro padre inseguì un sogno. Un'idea di una grande casa dell'anima per i cavalieri.
Vostro padre era convinto di poter creare un'unione morale di tutti coloro i quali si riconoscessero nei valori della cavalleria.
In uno dei numerosi colloqui nei quali, io semplice ombra al suo servizio, ero un semplice apprendita all'epoca, per uno scherzo del destino catapultato nel turbine della storia, mi pregiavo di ascoltare le sue idee.
Vostro padre morì prima di poter meglio definire questa, come altre idee.
Ucciso dai dispiaceri e dal veleno della calunnia.
Quel veleno non si limitò ad uccidere Vostro padre.
L'essere senza nome si accanì contro tutto ciò che portava il suo nome."
Elric fece una leggera pausa, prima di continuare.
"In tutti i sensi.
Discordia nella famiglia, discordia nella sua casa.
Discordia nel tempio, discordia in quella Chiesa che lui tanto amava.
E noi, noi tutti, eccoci qui.
Prioriti, Templari e Teutonici.
Come figli legittimi, naturali o spuri.
Ma suoi figli.
E'innegabile che siamo tutti parto della visione di Vostro padre.
E credetemi, io non mi rassegno.
Sono un pazzo. Sicuramente un pazzo.
Ma, ancora, non mi rassegno.
Quella visione di vostro padre mi tormenta.
Quell'unione morale...
Sono insolente lo so, ma ditemi Voi ora.
Io ho bisogno di parlarvi ancora di questa visione e, nel caso, di portarla avanti con voi."
Detto questo, come sgravato di un grosso peso, rialzò la testa, come in attesa.

Pigreco ascoltò le parole del Cavaliere Teutonico non senza quella malinconia dovuta al ricordo del padre tanto amato.

“Cavaliere Elric, voi dimostrate di aver conosciuto bene mio padre… tuttavia gli argomenti che affrontate meritano di essere sviscerati in una sede diversa; per questo vi invito a seguirmi in Sala Simeon, ove avremo la possibilità di discutere con l’attenzione e la tranquillità che essi meritano”.