il giovane Pietro aveva seguito i cavalieri in silenzio.
Attratto dai loro destrieri lucenti, da quello scalpitio fremente di zoccoli, da quel luccicare di armi e di anime era giunto fino alle porte del castello.
Li, inebetito, senza saper bene cosa ci fosse.
Cosa lo spingesse.
Senza sapere, forse, neppure bene chi era, ma, certo di cosa voleva essere.
Una smorfia di stupore luccicò sul suo viso, la barbetta incolta del giovincello, che vuol diventar uomo troppo in fretta, parea brillare baciata dalle prime luci del mattino.
Gli occhi si fecerò piccoli, un sorriso beato sul volto ed una porta troppo grande chiusa innanzi a lui.
" che ci faccio qui" pensava tra se... stringendo i pugni delle mani, forse per l'emozione o per la troppa voglia di dare... "si... che ci faccio...lo so fin troppo bene cosa ci faccio" e sorridendo ripensò a quando era bambino...e a quella canzoncina che gli cantava la sua mamma per farlo addormentare....
Si....quella canzoncina...
"Cavaliere io sarò, anche senza il mio cavallo perche so
che non si può stare seduti ad aspettare
e cosi io cercherò un modo molto bello se si può
per riuscire a donare quello che ho nel cuor."
... la dolce nenia gli pervase l'animo.... e con il cuor festante, incurante della sua piccolezza, del suo dimenar incerto, della camicia troppo stretta spinse l'uscio e si addentrò.
Nessuno si accorse di lui.
Tutti troppo presi dalle loro attività. Ed era un luccicar di spade, rumore di martelli, calore di fuochi accesi e maniscalchi intenti a ferrar cavalli. Ed un gruppetto di guardie gli si avvicinò...
Quando se ne accorse...era troppo tardi per scappare.
"Giovincello dove andate? Chi siete" con voce ferma e sicura gli chiesero...
e lui...con il sorriso stampato sul volto...ripetette a gran voce.
"Cavaliere io sarò"...
E quando si accorse di quello che stava facendo...era già troppo tardi.
Le guardie infatti, sorridendo per la sua follia forse, lo condusserò all'ingresso dove lo fecero sedere intimandogli di attendere...
E lui felice e sognante attese.